“Ringrazio il parlamento per questo risultato – ha affermato il presidente della regione, Rosario Crocetta -. Non esistono leggi perfette, ma questa è sicuramente una buona riforma che toglie le Province dal caos e restituisce una democrazia comunale che in Sicilia si applica come in nessuna altra regione d’Italia“.
Di occasione mancata ha invece parlato l’On. Roberto Di Mauro (Mpa): “Abbiamo dato continuità ai posti di lavoro dei dipendenti delle ex Province ma non si è fatta una vera e propria riforma, visto che tutto continua a restare nelle mani della Regione“.
“Per carità, non chiamatela riforma! E’ solo una leggina pasticciata, contraddittoria, approvata da appena un terzo del parlamento, dopo due anni di annunci roboanti, di quattro leggi-ponte e di speranzose attese. Non solo questo provvedimento non farà risparmiare un centesimo, ma lascerà scontenti tutti: i cittadini, espropriati di ogni potere di scelta; il territorio, privato di una seria programmazione; i sindaci, lasciati sempre più soli; i dipendenti provinciali, rimasti senza alcuna garanzia finanziaria per il loro futuro. Questa legge – fra le peggiori che il parlamento siciliano abbia mai votato – sarà utile solo alle lobby dei partiti, che potranno così spartirsi le ultime briciole di potere in questa Isola, mortificata ogni giorno di più.” Lo ha dichiarato l’esponente dell’opposizione Nello Musumeci, che col suo gruppo non ha partecipato per protesta al dibattito d’aula e al voto finale sul ddl di riforma delle ex Province.
Un voto, quello di ieri che lascia però qualche problema all’interno della maggioranza di governo, dopo la bocciatura dell’emendamento dell’Udc che prevedeva la corrispondenza tra il sindaco della città metropolitana e il primo cittadino del comune capoluogo.