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Addio Ispettore Cianchetti, nessuno mai cancellerà la tua generosità ed umanità

Chi mi conosce molto bene sa che ho un rapporto difficilissimo con la morte. Una vecchia storia iniziata esattamente quando avevo 13 anni quando mio padre lo vidi per l’ultima volta prima su un’ambulanza e poi dentro una bara. Sono passati 42 anni e non riesco a vivere il distacco con le persone che voglio bene come dovrebbe viverlo un uomo di mezza età. E così mi ritrovo a piangere e non riesco a bloccare le lacrime come mi accadeva quando ero bambino. Poche ore fa ero relatore in un importante evento in un Istituto di Castelvetrano che stava consegnando i Premi di un Concorso Nazionale. Il mio intervento dopo quello di un monumento della lingua italiana, il professor Francesco Sabbatini. Quando inizia a parlare spengo il telefono. Lo riaccendo dopo aver chiuso il mio intervento. Mi arriva un messaggio di un amico di Gela. “Ma è vero che è morta Annalisa Cianchetti?” Resto bloccato sulla poltrona. Rispondo che provo ad informarmi. E istintivamente chiamo il marito Serafino Costanza. Il telefono squilla ma lui non risponde. Gli occhi diventano rossi. Accedo subito al profilo di Annalisa. Ci sono già i primi commenti, gli addii. Poi mi arriva la conferma. E’ morta in ospedale ad Agrigento. Era stata male. Ma voleva a tutti i costi leggere il mio ultimo libro. Ci dovevamo rivedere quando si sarebbe sentita meglio. Invece è arrivata morte e ci ha portato via questa donna meravigliosa. Come accade quando perdi le persone che vuoi bene di colpo rivedi tutti i frame dei momenti trascorsi insieme. Ripensi a quanto di bello è successo. Ricordo il suo viso dolcissimo la prima volta che la vidi. Un incontro casuale e inatteso con Serafino, poco più giovane di me e con cui siamo amici fin da ragazzi. Lavoravo a Roma al tg di Video Music ed ero andato in centro per un servizio. Serafino ed Annalisa, colleghi, erano di pattuglia. Serafino mi dice con gli occhi che brillavano: “ti presento la mia collega e fidanzata”. Una ragazza bellissima e dolcissima. Non era timida Annalisa e sprizzava simpatia da tutti i pori. Poi ci siamo persi di vista per un po’ di anni. Ci incontravamo in estate durante le ferie. Fino a quando rientrato in Sicilia, in varie manifestazioni contro la violenza sulle donne mi ritrovo Annalisa Ispettore di Polizia, relatrice impeccabile. Racconta le sue esperienze. E’ bella come il sole e brava. Mi parla delle sue meravigliose figlie di quanto è meravigliosa la sua vita con Serafino. Pur non essendo lei licatese mi spinge a fare tutto quello che posso per la mia città. “E’ importante per i giovani”. Il suo impegno è costante. Arriva la malattia, la sclerosi, ma lei è piena di vita. Mi dice che lotterà ogni giorno perché ama la vita. E’ il suo mantra. Sorride e vive Annalisa perché nessuno è capace di fermarla. Nemmeno se le manca la forza nelle gambe, anche se è su una sedia a rotelle.

Ha energia da vendere. Ci sentiamo e ci confrontiamo anche quando lascia la Polizia e diventa Assessore al Comune. E’ imprevedibile e imprendibile. Ci mette tutto l’impegno. Si occupa di sociale, non perde occasione per mettersi in gioco, per ripetere che impegno e passione non devono mai mancare. A volte la guardo a bocca aperta. Una sera ci ritrovammo insieme a Simonetta Agnello Hornby per presentare un suo libro. Una serata indimenticabile in cui parlammo del possibile e dell’impossibile. Ogni evento con lei era un ricordo. Ogni occasione d’incontro a Licata o in giro per la provincia un’occasione per scambiarci idee sull’universo mondo. Sapere che non c’è più Annalisa mi riempie di dolore. Ma nello stesso tempo so che nessuno ha mai vissuto la vita così intensamente e allegramente come lei è stata capace di farlo. Che è stata moglie e madre eccezionale. Che ha servito la Polizia di Stato con il massimo dell’impegno fino all’ultimo giorno. Amava la sua divisa. Annalisa sapeva essere leale e affettuosa. Mai sopra le righe, mai una parola in più del necessario. I suoi abbracci erano straordinari. Quelli si mi mancheranno. Così come lo sguardo dolce e penetrante. Lei sapeva parlare con gli occhi. Non ci crederete: ho scritto questo articolo di getto, senza fermarmi un solo attimo. Come quando parlavo con lei. Non avrei mai voluto scriverlo questo articolo e non so se a lei sarebbe piaciuto. Grazie se avrete la pazienza di leggerlo. Grazie Annalisa per il privilegio che mi hai dato di essere tuo amico. Diceva Franco Battiato: “un giorno morirò senza rumore”. Tu Annalisa, anzi Ispettore Cianchetti, sei morta senza rumore. Anche perché nei hai fatto in vita quando vedevi che le cose non andavano per il verso giusto, quando lottavi contro le barriere architettoniche o i soprusi. Resterai sempre con noi. Perché per citare ancora Battiato: “non siamo mai nati e non siamo mai morti”. Forse è davvero così! Riposa in pace. Ciao amica mia.

Francesco Pira