Lo affermano il segretario provinciale della CGIL, Massimo Raso (in foto), e la responsabile Politiche Sociali e Salute della CGIL di Agrigento, Caterina Santamaria, che chiedono all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, l’ipotesi di rivedere gli ambiti territoriali postazioni STEN e rivedere il “protocollo operativo” ripristinando ad Agrigento la postazione STEN.
“Siano il Presidente e l’Assessore Regionale della Salute a spiegare a quali principi, indicatori e criteri di tutela della maternità, di appropriatezza e di messa in sicurezza di tutto il percorso nascita si sono ispirati.
A cosa, a chi, pensavano quando hanno deciso e con chi, di privare Agrigento del servizio di trasporto di emergenza neonatale?
E’ sfuggito il fatto che la provincia di Agrigento è la quarta per numero di abitanti, numero di Comuni, estensione territoriale e strutture sanitarie pubbliche e private di cui 5 dotate di unità operative di ginecologia ed ostetricia e con quasi 4.000 parti nel 2014?
Insistiamo… a quale logica di sicurezza per la madre ed il nascituro risponde la modifica della precedente programmazione sanitaria regionale e riordino e razionalizzazione della rete dei punti nascita (Decreto Dicembre 2011) che prevedeva per Agrigento lo STEN come fondamentale e decisivo tassello della rete di emergenza per salvare un neonato a rischio?
Con il decreto del 26.2.2015, scompare Agrigento come punto STEN ed Enna diventa oltre che per Caltanissetta anche per Agrigento sede STEN a cui rivolgersi, a cui “affidarsi.
Ma non trattasi di una rete tempo-dipendente?
E poiché il tempo è fattore determinante per salvare una vita non si è tenuto conto né delle lunghe distanze né dei prevedibili eventi naturali, metereologici che, soprattutto in inverno, possono rendere più difficile o richiedere molto più tempo di percorrenza.
Ma lo si conosce il territorio?
Da Sciacca o Bivona ad Enna più di 160 Km. e da Enna all’Unità di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale S. Giovanni di Dio di Agrigento altri 65 Km.
Ed ancora, il tempo per la presa in carico, l’attivazione del servizio e quello del percorso da fare, anche nelle condizioni più favorevoli possibili, può mettere in pericolo la vita del nascituro.
La rete di emergenza è tale se è di prossimità.
Se la vita è al centro di tutto e di tutti, mal si comprende il motivo per il quale, pur potendo avere la soluzione più vicina, si debba invece far ricorso a percorsi, a sedi molto più distanti che oggettivamente potrebbero mettere a repentaglio la vita del bambino.
Che tristezza! Non ha insegnato niente il “caso Nicole”?
La provincia di Agrigento non può accettare questo ulteriore passo indietro, dentro un contesto complessivo già segnato da tante sofferenze, criticità e debolezze anche nell’”universo sanità” a partire dall’area dell’emergenza-urgenza.
Questa Organizzazione chiede, pertanto, che venga modificato il Decreto, che siano rivisti gli ambiti territoriali ripristinando per Agrigento il servizio di trasporto di emergenza neonatale.
Chiediamo, altresì, alla D.ssa Giammanco, Commissario Straordinario del Comune di Agrigento, Presidente pro-tempore della Conferenza Provinciale dei Sindaci, di convocare una seduta straordinaria, urgente ed aperta, per affrontare un tema così delicato che non può non toccare la sensibilità e la responsabilità di Ognuno”, concludono i due sindacalisti.