“Ricordare quella strage”: la CGIL scrive al Sindaco di Canicattì
“In tutta la Sicilia nel corso del 1947 si ebbe un’escalation terroristica di inequivocabile marca agrario-mafiosa con attentati a singoli dirigenti delle Camere del Lavoro e con stragi: a Sciacca fu ucciso Accursio Miraglia, a Canicattì Antonio Mannarà scampò alla morte per la pronta autodifesa armata“.
“Il Primo Maggio si consumava la strage di Portella delle Ginestre, il 22 giugno e il 21 dicembre rispettivamente quelle di Partinico e Canicattì. Quel 21 dicembre la Camera del Lavoro organizzò uno sciopero contro il carovita, la miseria e la disoccupazione. Mentre migliaia di lavoratori si radunavano in una piazza di una città ad alta tensione, gli organizzatori invitavano i commercianti a solidarizzare con i manifestanti, ma improvvisamente e da più punti vennero esplosi «su una massa di civili e su tredici militari dell’Arma dei Carabinieri, numerosi colpi di arma da fuoco»: fu una strage con quattro morti, tre contadini e un carabiniere, e parecchie decine di feriti, perlopiù contadini.
Le indagini si svolsero a senso unico portando agli arresti non dei mandanti (la mafia agraria) e degli esecutori della strage (spararono anche dal balcone della sede dell’Uomo Qualunque), bensì delle vittime. Molti altri furono costretti alla latitanza in diverse parti d’Italia e perfino all’estero“.
Così scrive lo storico Salvatore Vaiana, cui si deve un’amplificazione della conoscenza dei fatti accaduti a Canicattì esattamente 70 anni fa.
“La CGIL – scrive in una lettera aperta al Sindaco di Canicattì la segreteria provinciale di Agrigento della Cgil con Massimo Raso – ritiene che questi morti, quella storia e quel movimento andrebbe fatto conoscere e ricordato. Ci spiace verificare che nessun “evento” sia stato organizzato per ricordare questi fatti. Per questa ragione Vi proponiamo di organizzare insieme e coinvolgendo anche le Scuole di Canicattì un momento pubblico di rievocazione e ricordo di quei drammatici fatti, anche utilizzando le conoscenze del Prof. Vaiana che vive e lavora a Canicattì”.
“Oggi, 70 anni dopo, tante cose sono cambiate ma, seppure in forme diverse, disoccupazione e povertà ed emigrazione continuano a contrassegnare le nostre contrade e, ieri come oggi, vi è la necessità di mettere in campo un movimento e misure in grado di fronteggiare tutto questo, far ripartire il lavoro e lo sviluppo di questa terra”, conclude Raso.