Agrigento, Cgil su Cupa: “bene ordinanza del TAR”
“Il pronunciamento del TAR circa le pretese dell’Università è stato salutato, giustamente, da commenti improntati all’entusiasmo”.
Lo affermano in una nota Massimo Raso e Matteo Lo Raso della segreteria provinciale della Cgil, dopo l’ordinanza del TAR sulla “vessata quaestio” tra il Cupa e l’Università di Palermo.
“Noi che siamo tra i più convinti entusiasti non vogliamo recitare la parte del “bastian contrario, tuttavia abbiamo il dovere di segnalare alcune questioni:
• l’Art.9 della Legge di Stabilità regionale, se dovesse passare nell’attuale formulazione, segnerebbe la fine dei Consorzi Universitari per come li abbiamo concepiti: su questo il silenzio dei nostri Parlamentari Regionali e di chi occupa importanti caselle del Governo della Regione è ASSORDANTE!;
• occorre definitivamente chiarire il rapporto con l’Università di Palermo: dopo lo “scippo” dei Corsi di Laurea in Giurisprudenza, Architettura e beni Culturali, operato lo scorso anno e la non accettazione della proposta di riduzione della quota di contribuzione a carico del CUPA, siamo in lite davanti ai Tribunali: come continuare e su quali basi questo rapporto?
• L’annuncio di rapporti con questa o quella Università, sia essa quella di Messina o quella di Enna o qualsiasi altra, che Noi sosteniamo ed incoraggiamo, deve tradursi presto in certezze, altrimenti è solo propaganda: se il CUPA vuole avere un futuro dev’essere in grado di trasferire nuove certezze a chi è in procinto di compiere la scelta universitaria, entro il mese di Aprile si decide infatti l’offerta formativa per l’anno accademico 2017/2018. PERTANTO NON C’È UN MINUTO DA PERDERE!
• Vanno definite le “partite interne” al CUPA nel rapporto con i Lavoratori: avevamo dichiarato la nostra disponibilità ad affrontarle, ma questa disponibilità non è stata ancora pienamente raccolta e questo non va bene!
Per tutto questo occorre che, con il CdA del CUPA e con il sostegno di quanti hanno a cuore il futuro del CUPA, occorre – su queste questioni – mettere punti fermi”.
“Non abbiamo perso né la fiducia, né la speranza, possiamo farcela ma dobbiamo parlare, tutti quanti, il linguaggio della concretezza!”, conclude la nota della CGIL.