La favola di un agrigentino: trova un buono postale del 1975 e si porta a casa 45 mila euro
Questa è la storia di come un’Enciclopedia possa trasformarsi da pozzo di scienza in pozzo di soldi. Un quarantenne udinese scopre nella vecchia Treccani un titolo fruttifero postale di cinque milioni delle vecchie lire, depositato nel gennaio del 1975. Quaranta anni dopo si è trasformato in oltre 45 mila euro.
Il protagonista di questa favola moderna, è Francesco Rimini, quarantenne agrigentino trapiantato a Udine Al momento della nascita di Francesco, i suoi nonni avevano deciso di destinare buona parte dei loro risparmi in prodotti finanziari postali. Gli anziani morirono dopo qualche anno e non molto tempo fa sono mancati anche i genitori di Francesco, figlio e nipote unico, che nel febbraio di quest’anno ha ritrovato il buono postale all’interno di un volume della Treccani, l’enciclopedia ereditata dal padre.
Ma quando l’udinese si è recato agli uffici postali di Agrigento, il personale lo ha informato che il titolo non poteva essere riscosso, poiché erano già passati 30 anni dalla sua emissione. Francesco però non si è arreso e ha deciso di intraprendere una lotta contro la burocrazia ingaggiando Agitalia, l’associazione che si occupa di fornire informazioni e assistenza, anche tramite indirizzo email ([email protected]), ai cittadini relativamente alla riscossione di titoli di credito pubblici anche molto vecchi nel tempo, come bot, libretti bancari e postali, buoni postali oppure polizze assicurative.
«Non è stata necessaria nemmeno una stima da parte di un nostro consulente contabile, come invece accaduto in altri casi, perché la somma richiesta è stata calcolata direttamente sul sito delle Poste italiane» informa il responsabile di Agitalia Giovanni Rossetti; «è stata però necessaria una formale diffida alla sede legale delle Poste perché l’ente disponesse il pagamento in favore dell’erede della somma di 45 mila 142,28 euro».
È vero che il termine massimo per il rimborso sono i trent’anni, ma pochi sanno – e le Poste si dimenticano troppo spesso di ricordarlo – che se ne possono aggiungere altri 10 di prescrizione, in aggiunta alla data di scadenza naturale.
«Sarebbe bastato andare sul sito delle Poste Italiane e inserire i dati del buono per scoprire che era ancora pagabile» osserva Rossetti: «è stata una negligenza degli uffici e il problema non si sarebbe nemmeno dovuto porre».
Morale della favola: perseverare e non rinunciare mai a un ulteriore controllo, perché spesso accade che per “pigrizia” degli uffici postali il risparmiatore rischi di perdere anche una bella cifra! Tutti a controllare dunque i buoni fruttiferi ce ne sono ancora moltissimi in circolazione e che possono essere riscossi anche dopo decenni dall’emissione.
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