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Salute

“La Malattia Renale Cronica come priorità di salute pubblica: i numeri e i costi”. In Sicilia la prima “Rete Nefrologica”

granata antonioLa sanità in Italia è la migliore al mondo“. Inizia con queste parole il presidente della Commissione Sanità all’Ars, On. Giuseppe Di Giacomo, intervenuto stamani al Convegno “La Malattia Renale Cronica come priorità di salute pubblica: i numeri e i costi“, che si è svolto alla Sala Piersanti Mattarella a Palazzo dei Normanni.

Seppur un dato importante e riconosciuto, la sanità italiana, nella sua complessità, deve guardare a quegli aspetti che possano consentire di raggiungere ulteriori successi. Oggi a Palermo, si è parlato di malattie renali e di come la Sicilia si pone precursore in Italia rispetto ad un sistema di “rete” che può rappresentare un importante traguardo anche in vista di una migliore razionalizzazione dei costi sanitari.

La malattia renale cronica rappresenta infatti uno dei maggiori problemi sociali e sanitari: sebbene i pazienti in dialisi siano solo lo 0,08 per cento della popolazione italiana, ciascuno di essi raggiunge fino a 25 volte il valore della spesa sanitaria pro capite. Un dializzato costa infatti circa 50 mila euro l’anno esclusi i costi annessi, quali ad esempio il trasporto e i farmaci. Si tratta di costi che potrebbero essere adeguatamente ridimensionati se alla base ci fosse una consapevolezza maggiore da parte di tutti, partendo da una corretta prevenzione.

I problemi connessi alla malattia renale cronica non sono percepiti adeguatamente dai cittadini e dalle autorità sanitarie. Scopo dell’incontro, quello di discutere fra “addetti ai lavori” e non, per informare sul fenomeno che rappresenta la malattia renale cronica (MRC), ovvero quella condizione di alterata funzione renale che persiste oltre i 3 mesi. È classificata in cinque stadi di crescente gravità, dove lo stadio 5 corrisponde alla terapia sostitutiva dialitica o al trapianto di rene.

Organizzato dalla Società Italiana di Nefrologia, la giornata ha visto la partecipazione di numerosi esperti nel campo nefrologico, come il dr. Antonio Santoro (presidente nazionale della società nefrologica), il dr. Biagio Ricciardi (presidente della sezione regionale campano-siciliana della società nefrologica), la dott.ssa Valeria Mastrilli (direzione generale della prevenzione presso il Ministero della Salute), del dr. Salvatore Scondotto (dirigente responsabile dell’osservatorio epidemiologico dell’Assessorato regionale alla Salute), della dott.ssa Bruna Piazza (coordinatore del Centro Regionale Trapianti e Registro Siciliano di Dialisi e trapianto), della dott.ssa Santina Castellino (consigliere del Direttivo nazionale della Società Italiana di Nefrologia) e del dr. Antonio Granata (direttore Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale “S. Giovanni di Dio” di Agrigento – In foto). 

Tutti concordi sull’importanza della prevenzione “primaria” che deve avvenire fin da piccoli. Quest’ultima, accompagnata, eventualmente, da una prevenzione “secondaria” che consiste in una esatta diagnosi che può così dilatare nel tempo la possibilità di vedere dializzato un paziente. Armi utili che servono non solo a rallentare la diffusione della patologia renale ma anche a contenere la spesa sanitaria che essa genera.

Importante, per la regione Sicilia, la creazione della “Rete Nefrologica” che, in Italia, il decreto “Balduzzi-Lorenzin” non ha previsto. Un grande risultato che oggi vede la Sicilia fornire ai nefrologi e ai politici dati aggiornati che possono far comprendere il fenomeno e l’importanza su ciò che può essere una adeguata prevenzione per ridurre i costi sanitari, oltre che dare una migliore qualità di vita ai pazienti.

Con costi molto bassi è possibile ricavare importanti dati epidemiologici sulla diffusione delle patologie renali estraendoli dai vari data base amministrativi.

I medici nefrologi svolgono dunque un importante ruolo che deve però vedere la costruzione di specifici percorsi di diagnosi e di terapia assistenziale (PDTA ndr), attraverso una collaborazione fra nefrologi, medici di medicina generale, vari specialisti.  Un appello, quest’ultimo, che ha voluto lanciare il dr. Antonio Granata, apprezzato direttore dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale “S. Giovanni di Dio” di Agrigento, che nella sua relazione sulle “Nefropatie non diagnosticate” ha sottolineato come il medico nefrologo non deve essere conosciuto solo per la dialisi, ma per la cura e la prevenzione finale della malattia. Una migliore organizzazione è ciò che, ad esempio, avviene nei Paesi anglosassoni. “Non si tratta di medici migliori dei nostri, – evidenzia il dr. Granata – ma solo di un sistema che funziona ed è quello che noi tutti auspichiamo“.

Un lavoro che ad Agrigento, nei 5 anni di direzione del dr. Granata, ha già portato a importanti traguardi e che può essere visto come esempio virtuoso.

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