Evento inaspettato per David Cameron: la Gran Bretagna lascia l’Europa
L’uscita della Gran Bretagna dall’UE è dovuta non solo al malcontento generale dei cittadini britannici – che vedono un’Unione Europea fatta di burocrazia e di costi maggiori rispetto ai benefici ricevuti – ma da un
agglomerato di altri fattori, quali ad esempio: la disinformazione dei media che, in molti casi, non sono stati capaci di affrontare il tema in maniera chiara ed obiettiva spiegando i possibili scenari legati al “Leave” o al “Remain”; la strumentalizzazione politica sia dell’immigrazione (soprattutto in chiave “sicurezza anti-terrorismo”) che del tragico evento dell’assassinio della deputata laburista Jo Cox (impegnata con lo schieramento favorevole all’UE).
È, tuttavia, innegabile che questa uscita è figlia soprattutto di un fallimento politico europeo, in quanto – invece di affrontare e risolvere sul serio i gravi problemi dei cittadini europei – sempre più spesso ci si accorge che si opera quasi esclusivamente in favore delle necessità e degli interessi economici della Troika, delle lobby e dei gruppi di potere politico (come quello esercitato dalla cancelliera tedesca Merkel).
Sarebbe veramente bello svegliarsi un giorno e vedere i Paesi europei chiamarsi “Stati Uniti d’Europa”, dove vi è stretta collaborazione e cooperazione fra i vari Paesi – effettuando investimenti nelle regioni sottosviluppate, nonché un controllo diretto di tali opere – e dove i cittadini europei hanno gli stessi diritti e doveri, le stesse possibilità di crescita, ma soprattutto gli stessi salari e la stessa fiscalità: immaginate quanti investimenti sarebbero diretti verso le regioni del Mezzogiorno e soprattutto in Sicilia (per la posizione geografica, favorendo la circolazione di persone e di beni, ecc.).
Ma invece la realtà che abbiamo di fronte è ben diversa: la Merkel, ad esempio, per paura di un possibile fallimento greco ha pensato bene di far finanziare la Grecia attraverso l’UE, facendo ottenere nuova liquidità alle banche tedesche.
Pertanto, mentre il Premier Cameron annuncia le sue dimissioni ad ottobre e i mercati cadono, alcuni con una violenza mai vista prima, inizia così la nuova fase delicata della vita politica del Regno Unito.
In conclusione, la speranza è che questo evento straordinario della Brexit possa essere un campanello d’allarme per l’Unione Europea, affinché possa rivedere le azioni intraprese e avviare una seria politica di sviluppo: i cittadini europei – soprattutto quelli dei Paesi meno sviluppati – hanno bisogno della concreta applicazione di Europa2020 e non solo di un programma dalle belle prospettive.
Antonio Simone
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