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Editoriali

Agrigento torna a “vivere”: con la Sagra del Mandorlo ora è la “più bella città mortali”

36Un successo atteso e forse inaspettato quello della 71^ edizione della Sagra del Mandorlo in Fiore di Agrigento. Si è conclusa ieri la famosa kermesse internazionale che ha visto vincere il gruppo folkloristico di “CTG Aldeia dos Anjos” del Brasile.

Quello visto è stato sicuramente uno dei Festival Internazionali del Folklore più apprezzati e visti negli ultimi anni. Tantissimi agrigentini, ma sopratutto turisti provenienti da ogni parte del mondo, hanno avuto modo di apprezzare e visitare Agrigento. Un dato da non sottovalutare soprattutto nell’ottica di una promozione che finalmente è servita a far vedere la città dei Templi non solo come “icona” di sperperi, ma città internazionale dall’alto valore culturale.

Questa Sagra, al di là di ogni più becera strumentalizzazione, è servita a rendere finalmente “viva” Agrigento. Una città che per un mese intero è stata invasa da giovani e meno giovani per ammirare spettacoli, mostre ed eventi collaterali che, anche agli occhi dei più critici, hanno mostrato che finalmente qualcosa ad Agrigento sta cambiando. Sembrano lontani i tempi “bui” in cui la “più bella città dei mortali” era presa di mira come esempio di mala amministrazione, di servizi inesistenti, di sporcizia e tanto altro. C’è ancora tanto lavoro da fare per una città deturpata da decenni, ma il dato da sottolineare con questa edizione della Sagra è che ad Agrigento si è respirato nuovamente quel sapore di primavera in una città da vivere.

Ricordo ancora quando per la prima volta, da piccolo bambino, ebbi modo di assistere a quella folla di gente che riempiva la via Atenea in attesa dei gruppi folkloristici. Uno spettacolo unico che, a parte il valore assolutamente inestimabile della festa agrigentina, rappresentava quel cuore pulsante di una città unica al mondo. Sono trascorsi 30 anni da quel momento e oggi, Agrigento sembra essere tornata indietro a quei tempi; a quando l’orgoglio di essere “agrigentini” si leggeva negli occhi di tutti i cittadini di questo incantevole posto di millenaria storia.

Vedere ad Agrigento il “Salvator Mundi” di Gian Lorenzo Bernini, o semplicemente le varie mostre (su tutte quelle di Leo Matiz su Frida Kahlo ndr), spettacoli e concerti; apprezzare la cultura gastronomica, assistere a iniziative collaterali, che insieme hanno donato quel “quid” che ha reso la nostra città internazionale e al passo coi tempi. Una città, dove i servizi finalmente possono attrarre turisti e avviare quel naturale percorso verso quella vocazione che appartiene al DNA di Agrigento.

Le critiche, per carità, sono sempre ammesse e servono a crescere quando sono costruttive. Ma in una città reduce da un “purgatorio” lungo 20 anni, c’è solo da prendere spunto da quanto di positivo c’è stato e lavorare affinchè diventi quotidianità. Solo così Agrigento, pian piano, può tornare a “vivere”. 

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