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Associazione “A testa alta”: il fiume Salso, una fogna a cielo aperto

salso_gGoletta Verde boccia il fiume Salso.

I monitoraggi effettuati durante la campagna dell’associazione ambientalista, mostrano le condizioni pessime delle acque del Salso e delle acque marine alla foce. Altissima la concentrazione di escherichia coli ed enterococchi intestinali, nulla a che vedere con i limiti della normativa vigente che prevedere al massimo 500 Unità formante colonia/100 millilitri per l’escherichia coli nei campioni del fiume ne sono stati rilevati invece 40.000 Ufc/100ml; mentre per l’enterococco intestinale il limite sarebbe 200 unità formante colonia/100 millilitri, nelle acque del Salso ne sono stati trovati 20.000 Ufc/100ml. Questi dati molto allarmanti, riguardano i campioni prelevati in corrispondenza dello sbocco (non autorizzato dagli enti competenti) del depuratore comunale.

Dati questi resi noti dall’associazione “A testa alta” che sta giocando un ruolo fondamentale nelle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Agrigento per far chiarezza sul degrado ambientale in cui versa la foce del Salso e le aree demaniali limitrofe. Sono già sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica Antonella Pandolfi, i report di approfondimento delle condizioni in cui versa il fiume Salso.

La situazione inerente la foce del fiume Salso continua a peggiorare e i risultati delle analisi lo confermano”, dice la biologa Claudia Adamo dell’associazione A testa alta, precisando che “i valori sono assolutamente inaccettabili, anche tenendo conto dell’influenza, nella concentrazione batteria rilevata, dello scarico del depuratore comunale e dei limiti normativi previsti per le acque reflue di depurazione che, per l’escherichia coli, è di 5.000 Ufc/100ml”.

Infatti, a differenza dell’anno precedente”, continua la biologa, “in cui il prelievo è stato eseguito nei pressi della foce a circa 30 metri dal tubo di scarico del depuratore, quest’anno, a causa delle diverse condizioni morfologiche che i tecnici si sono trovati di fronte, il prelievo è stato fatto nelle immediate vicinanze dello scarico; una scelta che si è rivelata particolarmente efficace in quanto ci consente di avanzare ipotesi, naturalmente da sottoporre a verifica da parte degli organi competenti, circa le gravi disfunzioni del depuratore di Contrada Ripellino, il cui scarico in zona foce, peraltro, non è consentito dalla legge regionale n. 27 del 1986 e dovrebbe essere allontanato mediante apposita condotta sottomarina di allontanamento”.

Sulle gravi condizioni di abbandono e degrado della zona della foce del Salso, di spiccata valenza naturalistico-ambientale e sede fino alla metà degli anni 2000 di un osservatorio avifaunistico gestito dal Wwf, molto frequentato da scolaresche e turisti, è intervenuta più volte la nostra associazione” – aggiunge Claudia Adamo – “non solo attraverso denunce all’Autorità giudiziaria, ma soprattutto attraverso azioni di sensibilizzazione e divulgazione. Il documentario che abbiamo realizzato, dal titolo “Riprendiamoci ciò che è nostro”, che racconta l’occupazione simbolica della degradata area demaniale a ridosso della foce, sta facendo il giro delle scuole della città, sollevando grande interesse presso i ragazzi e i più piccoli. Un’occasione originale, non solo per fare il punto sul rapporto ambiente/salute, ma per riflettere sul sentiero da percorrere insieme, già tracciato anni addietro dall’architetto Franco Galia e dalla sezione licatese del Wwf”.

È giunta l’ora”, conclude la biologa, “di capire dove risiedono le principali criticità e di adottare le conseguenti azioni, in modo da attivare al più presto gli interventi necessari volti a mitigare gli impatti sull’ambiente naturale della foce e nelle zone circostanti. I cittadini dovrebbero porsi più domande e magari gli organi competenti dare più risposte”.

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