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Emergenza sanitaria e vaccini: intervista al dott. Antonio Liotta

Il via libera al vaccino AstraZeneca, ormai scontato visto che tutti gli scienziati sono stati sempre concordi sulla mancanza di un rapporto causa-effetto tra i casi di trombosi e la somministrazione, ha riacceso le speranze perché, come ha affermato l’EMA “I benefici superano i rischi”.

Sui benefici dei vaccini abbiamo chiesto un parere al dott. Antonio Liotta. Il noto medico agrigentino, formatosi  alla scuola di Giulio Alberto Maccacaro, si è costantemente dedicato alla prevenzione ed alla epidemiologia. Specializzato in Anestesiologia e Rianimazione, perfezionato in Agopuntura e Tecniche complementari, Antonio Liotta  ha coniugato  il problema della salute legata al territorio: “Ho mantenuto sempre alte queste mie direzioni -afferma- e tuttora non faccio altro che studiare leggere dati scientifici e riviste scientifiche che possano aiutare a dare un senso alla ricerca”. All’esperto  abbiamo chiesto:

Dott. Liotta riparte il piano di vaccinazioni anche con AstraZeneca. La sua opinione?

 “È importante dare continuità vaccinale. Chi ha fatto la prima dose dovrà necessariamente farne una seconda. Rispetto agli studi sperimentali, una sola dose non garantisce una piena immunizzazione; pertanto, la seconda dose diventa quella di sicurezza per la protezione dal Covid-19.”

I vaccini possono avere effetti collaterali? 

“Il piano vaccini anti Covid-19  prevede, oggi,  tre vaccini. In rapporto alla plurimilionaria quantità di dosi somministrate gli effetti indesiderati sono soprattutto di grado minore (come febbre, dolori, cefalee e così via), e di poco significato. Questi fastidi sono presenti per tutti i vaccini. Le complicanze maggiori che hanno comportato, purtroppo, la perdita di vite umane sono, per fortuna, pochissime ed hanno caratteristiche multi fattoriali.

Come sono preparati i vaccini?

Ci sono differenze tecnologiche nella preparazione dei vaccini. Pfizer e Moderna utilizzano una tecnologica cosiddetta RNA che prevede la modifica di una sequenza su questo fattore genetico ed in questo modo si disattiva il virus. AstraZeneca, dal punto di vista tecnologico, utilizza un vettore virale. Si tratta, in pratica, di un virus non replicante in grado di riconoscere un suo simile e sviluppare una capacità di blocco del virus. Questa tecnica è utilizzata in tanti altri vaccini, come, ad esempio, quello influenzale”

È vero che per chi ha contratto il Covid potrebbe bastare una sola dose?

 “Da una serie di studi si evince che chi ha avuto il contagio da Covid ha acquisito una capacità immunitaria di circa 4/6 mesi. Questo significa che c’è una copertura data dal contagio. Il livello di risposta  immunitaria, però,  non è uguale per tutti; ci sono individui che possono sviluppare un potere immunitario maggiore rispetto ad altri. Queste persone, superato il periodo di immunizzazione, possono essere contagiati dalle varianti. Facendo la vaccinazione acquistano una maggiore immunità evitando ogni tipo di rischio”

Sarebbe dunque necessario fare il test sierologico?

“Il problema alla base è sempre la durata che viene sviluppata della capacità immunitaria. Fare un esame specifico, il cosiddetto dosaggio dei titoli anticorpali, potrebbe esse utile. Però, per tanti motivi, i dosaggi anticorpali hanno più un valore di studio epidemiologico che di efficacia individuale. È una misura, comunque, che permette di valutare la propria capacità anticorpale. Può essere un elemento guida per garantire una certa immunità e, allo stesso tempo, per valutare la necessità se fare una sola dose o più dosi”

Vaccini, quale futuro?

“Nei prossimi mesi avremo in Italia un vaccino che per le sue caratteristiche dovrebbe rivoluzionare le cose. Mi riferisco al vaccino della Janssen che verrà somministrato in una sola dose,  presenta effetti collaterali minimi e con una immunità che viene garantita per dieci mesi. Anche questo utilizzerà un vettore virale ma Janssen ha messo in campo nella ricerca anti-Covid-19 l’esperienza  acquisita  nella preparazione dei vaccini contro l’Ebola. Ci sono altri vaccini disponibili come  quello russo e quello cinese. In questi giorni, inoltre, parte la fase sperimentale del vaccino italiano che però ha un sistema tecnologico diverso: utilizza il DNA”

Quando si potrà arrivare ad una immunità di gregge?

Bisognerà raggiungere almeno il 75% di persone vaccinate. Ciò sarà più facile ottenerlo nei prossimi anni perché  la ricerca e la produzione di vaccini si affineranno  molto anche perché la pandemia da Covid non finirà presto. È dunque logico che ci sarà dal punto di vista scientifico, la necessità di perfezionare gli studi e poter arrivare ad un vaccino decisamente più sicuro. Si lavora anche per mettere assieme il vaccino anticovid e il vaccino antinfluenzale, cioè utilizzando la metodologia praticata con le vaccinazioni pediatriche. Infine, è  notizia di questi giorni l’importantissimo risultato di un anticorpo monoclonale che permette, nel momento in cui c’è il contagio da Covid-19 di bloccare la progressione devastante del contagio ed evitare, così, l’85%  dei ricoveri.  Si ridurranno, drasticamente, le complicanze da Covid-19.

È tutto in forte evoluzione; dobbiamo avere fiducia nella scienza e sperare che ci  sia un lavoro democratico che tenga al centro  la  salute delle persone al di là degli interessi economici che inevitabilmente si scatenano in questa direzione.”

Luigi Mula