Agrigento, lettera al Sindaco: “sia dato il magnifico emblema cinquecentesco”
Una lettera al Sindaco di Agrigento Francesco Miccichè per revisionare il nuovo e recente stemma della città presentato nei mesi scorsi.
A scrivere al primo cittadino è Edmondo Infantino: “Il 19 dicembre del 2020 Lei ha presentato alla stampa il nuovo stemma civico, che era stato richiesto dall’ex sindaco Calogero Firetto e concesso con D.P.R. il 25 novembre del 2019.
L’osservazione del nuovo stemma, atteso da più di vent’anni, suscita innanzitutto perplessità, che, ad una lettura più attenta, lascia ben presto il posto all’indignazione. È infatti palese l’inosservanza del 1° comma dell’art. 14 dello Statuto comunale vigente, che stabilisce: «Emblema raffigurativo del Comune è lo stemma costituito da tre giganti che sostengono tre torri contraddistinto dal motto “Signat Agrigentum mirabilis aula gigantum”, così come riportato nella scultura del XV secolo custodita nel museo civico». Questo peculiare emblema, espressione della volontà della Città, è stato ribadito per ben tre volte dal Consiglio comunale (nel 1996, nel 2002 e nel 2014). Per cogliere appieno l’inosservanza del 1° comma dell’art. 14, basta confrontare il disegno del nuovo stemma con quello della scultura marmorea del 1529 (indicata nello Statuto), realizzato dal pittore e archeologo Raffaello Politi nel 1820, a tutti noto e riportato in libri e giornali, anche recenti”.
“Ritengo opportuno – continua la missiva – precisare che le difformità, qui di seguito dettagliate, scaturiscono soltanto dall’analisi della rispondenza tra l’emblema cinquecentesco dettato dallo Statuto comunale e l’iconografia del recente stemma voluto dall’ex sindaco Firetto, senza volere muovere alcuna critica all’opera di un artista, autore del nuovo stemma. Nel confronto mi sono avvalso dell’iconografia ufficiale del nuovo stemma, così come riportato sul sito web dell’Ufficio Onorificenze e Araldica della Presidenza del Consiglio dei Ministri (qui allegato al n. 2) .
Ecco nel dettaglio le difformità riscontrate. – Encelado, Fama e Ceo sono stati ridotti a figure anonime, privati dei propri nomi (ben incisi, invece, sulla scultura marmorea). Sul nuovo stemma appaiono soltanto tre anonimi giganti.
– C’è poi una irrispettosa trasfigurazione dei tre giganti sia nell’aspetto fisico che nell’incedere armonioso, magistralmente tratteggiato dall’anonimo scultore del Cinquecento, il quale aveva voluto sottolineare in questo modo una vitalità urbana propria sì dell’Età di mezzo ma che è ancora oggi attuale (e certamente potrà essere di buon auspicio anche per il futuro). – Altra difformità è la banalizzazione delle tre figure mitiche, poste su di un piedistallo al pari di comuni statuine-giocattolo che hanno bisogno di un sostegno per rimanere in piedi. Mi permetto di riportare – giusto per citare alcuni esempi – figure prive di sostegno negli stemmi civici delle seguenti città capoluogo di provincia: l’“elefante” di Catania; le “aquile” di Palermo, Siracusa e Ragusa; i “leoni” di Potenza e Venezia; “San Giorgio a cavallo con il drago” di Reggio Calabria; il “cavallo” di Arezzo. Tali difformità costituiscono una falsificazione dello stemma cinquecentesco e, conseguentemente, una inaccettabile mancanza di rispetto dello Statuto comunale vigente. Gli elementi costitutivi di uno stemma civico infatti hanno un contenuto altamente simbolico, nel quale la relativa comunità si riconosce (per averli adottati legittimamente come propri, tale è il nostro caso), e proprio per questo essi non possono essere arbitrariamente “trasfigurati” rispetto alle forme indicate dallo Statuto comunale”.
“Il mancato rispetto della nostra «piccola Costituzione», ovvero lo Statuto comunale, rappresenta una violazione della legalità che rischia di essere ridotta ad uno sterile proclama, come sovente ci restituisce la cronaca del Paese. La legalità invece deve essere praticata, applicata, osservata, cominciando anche dal rispetto di questo piccolo ma vitale strumento di democrazia, tale è lo Statuto, che vale per tutti, cittadini e amministratori. Ad Agrigento l’art. 14 dello Statuto è disapplicato dal 1996, poiché l’Amministrazione comunale ha utilizzato uno stemma non conforme sia allo Statuto comunale che alle norme statali. Nel 2010 avevo chiesto al sindaco Marco Zambuto di porre fine alla disapplicazione dello Statuto comunale dalle pagine del settimanale «L’Amico del Popolo». Nel 2016 lo avevo chiesto anche al sindaco Firetto, il quale in una recente nota-stampa (19 dicembre 2020) scrive del “recupero di un’identità” riguardo al nuovo stemma da lui promosso. L’anonimità e la trasfigurazione dei mitici giganti nel nuovo stemma credo però non possano annoverarsi nell’accezione del termine «identità». Pertanto – conclude Infantino -, interpretando il sentimento di legalità che anima i nostri concittadini, Le chiedo di adoperarsi affinché sia pienamente rispettato lo Statuto vigente, dunque la volontà della Città, cancellando la recente proposta di stemma civico promosso dall’ex sindaco Firetto e predisponendo una nuova procedura di concessione per dare ad Agrigento il magnifico emblema cinquecentesco che aspetta da più di vent’anni”.