Proseguono le Giornate Fai d’Autunno: ad Agrigento visitabili la Biblioteca Lucchesiana e la Casa Museo dei Liguorini
L’edizione 2020, dedicata alla fondatrice e Presidente Onoraria del FAI, Giulia Maria Crespi, scomparsa lo scorso luglio, è partita ieri con una buona presenza di visitatori per proseguire oggi, domenica 18 ottobre, fino alle 18 (pausa 13.30 -15.30).
Il Gruppo FAI Giovani, coordinato da Ruben Russo, in collaborazione con la Delegazione FAI, guidata ad interim da Giuseppe Taibi, ha messo a punto un interessante programma per svelare i tesori della cultura e dell’arte del territorio agrigentino.
Partecipare alle Giornate Fai d’Autunno vuol dire non solo godere della bellezza che pervade ogni angolo del nostro Paese e “toccare con mano” ciò che la Fondazione fa per la sua tutela e valorizzazione; vuol dire, soprattutto, sostenere la missione del FAI in un momento particolarmente delicato.
I visitatori potranno aderire alla manifestazione iscrivendosi direttamente sul posto e sostenere il Fai con una donazione libera del valore minimo di 3€ e potranno anche iscriversi al FAI durante l’evento.
Di seguito riportiamo i luoghi aperti in provincia di Agrigento dal Gruppo Giovani Fai nei due fine settimana, con orario dalle ore 09,00 alle 13,30 e dalle ore 15,30 alle 18,00.
Agrigento, Biblioteca Lucchesiana:
La storia della Biblioteca Lucchesiana di Agrigento, una delle più antiche e prestigiose istituzioni bibliotecarie della Sicilia, è strettamente legata alla figura di Mons. Andrea Lucchesi Palli dei principi di Campofranco, che la fondò nel 1765. Il Lucchesi Palli fu un uomo di notevole cultura, largamente partecipe di quel rinnovato interesse per gli studi umanistici che nel XVIII secolo determinò il sorgere di grandi raccolte erudite e antiquari; personaggio sensibile agli orientamenti del pensiero illuministico, e alle idee dell’educazione popolare, dell’istruzione diffusa al popolo come strumento di elevazione culturale. In anni recenti, la Biblioteca viene inserita nella lista dei Luoghi del Cuore FAI, dove è tuttora votabile collegandosi all’apposito portale online.
Agrigento, Casa Museo dei Padri Liguorini:
Nella storia della città di Agrigento, un gruppo di Padri Liguorini, guidati da P. Blasucci, giunse per predicare le Missioni su invito di Mons. Lucchesi, vescovo di Agrigento. Trovarono inizialmente ospitalità nell’Ospizio degli Oblati e a loro fu affidata dapprima la chiesa di S. Giorgio e poi la chiesa di S. Maria dell’Itria. Nel 1768 Mons. Lucchesi nomina i Padri custodi della biblioteca, da lui fondata, e dona loro il terreno attiguo per fabbricarvi una casa secondo le loro regole. La Casa sorse molto lentamente; nel 1839 fu avviata la costruzione della chiesa adiacente, poi benedetta nel 1854, che fu dedicata a S. Alfonso, primo luogo di culto al mondo dedicata a questo Santo. Il complesso monumentale è ubicato nella parte alta della città, domina e chiude la parte nord del centro storico assieme alle altre strutture ecclesiastiche, a volere formare un baluardo della fede cristiana, contrapponendosi alla schiera dei templi pagani greci siti nel colle sud della vecchia Akragas. Il 28 giugno 2010, presso il Complesso monumentale dei Padri Liguorini di Agrigento, viene inaugurata la nuova sistemazione, in forma di casa-museo, degli arredi e delle collezioni d’arte della Casa dei Missionari Redentoristi di Agrigento, dal titolo: “Arredi e Collezioni dei Padri Liguorini di Agrigento. Tutela e Conservazione”.
Aragona, Museo Diocesano Chiesa Madre e Cripta Madonna del Rosario:
Il Musei Diocesani di Aragona costituiscono il polo distaccato in territorio aragonese del MUDIA agrigentino. Nascono come frutto della sinergia tra la Soprintendenza per i Beni Culturali di Agrigento, che ne ha la cura scientifica, e l’Ufficio BBCCEE della Curia di Agrigento, nonché la Parrocchia con la comunità ecclesiale.
Essi si compongono di due sedi che conservano ed espongono, sotto forma di mostra permanente, beni ed opere d’arte la cui storia si radica nel comune di Aragona.
I primi due secoli della storia di Aragona sono legati alla signoria della nobile famiglia Naselli; da tale legame è segnata la nascita ed evoluzione della Chiesa Madre del paese. La costruzione della Chiesa Madre ebbe inizio nei primi decenni del Seicento, subito dopo la fondazione del borgo: nel 1606, infatti, Baldassarre III Naselli, conte di Comiso, aveva ottenuto la licentia populandi per la creazione di un piccolo villaggio. Dedicata alla Madonna dei Tre Re Magi, la Chiesa Madre costituisce il primo storico luogo di culto edificato ad Aragona, sul sito inizialmente scelto dal fondatore per una piccola cappella familiare, anch’essa dedicata ai tre Re Magi. Le opere pittoriche sono attribuite tradizionalmente a fra’ Felice da Sambuca, monaco cappuccino e pittore, operante nell’agrigentino proprio in quel periodo. A lui è attribuito il corredo delle pale d’altare ed altre tele appartenenti alla chiesa, come il Martirio di S. Fortunato, e una Trasfigurazione del messinese Crestadoro. Alla scuola manierista dello Zoppo di Ganci è attribuito il dipinto più antico, l’Adorazione dei Magi del 1607, in collaborazione con Pietro D’Asaro; non mancano opere più tarde realizzate da Domenico Provenzani, il principale pittore dei Liguorini di Agrigento.
Nella Chiesa della Madonna del Rosario sono contenuti due nuclei espositivi. Il primo è collocato nella cripta, restaurata e convertita in vano ospitante il Tesoro della Chiesa. Tale restauro nacque dall’esigenza di fornire una dimensione museale al tempio, dopo che i lavori di restauro compiuto negli anni Novanta avevano consentito il recupero dei dipinti originari del soffitto, risalenti al 1689.
Elemento peculiare della collezione è il reliquiario destinato a contenere due brandelli della Sacra Sindone. Uno sfarzoso reliquiario a pendente accoglie oggi la rara reliquia, custodita entro un’urna argentea datata 1684, realizzata dall’argentiere palermitano Giacinto Omodei e commissionata dal principe Baldassarre Naselli IV quando l’allora vescovo di Agrigento Rhini autorizzò l’esposizione pubblica di tali reliquie nei giorni di festa. Si tratta di un vero e proprio gioiello, realizzato da maestranze siciliane dell’inizio del XVII secolo, secondo modelli circolanti nell’area mediterranea di influenza spagnola.
Aragona, Chiesa di Santa Maria della Provvidenza e Cristo Nero:
Le prime fonti della presenza di una chiesa rurale dedicata alla Vergine della Provvidenza, già sono presenti negli Atti del notaio Pietro Chiarelli, in data 22 maggio 1626, il quale parla della Cappellania dell’omonima chiesa, sita sull’eminente collina detta Belvedere.
All’ingresso della chiesa vi è un soppalco sorretto da due colonne in gesso con stile ionico, al di sopra una cantoria, dove è possibile ammirare un gioiello d’arte organaria siciliana. Questo è un organo positivo a trasmissione meccanica (mantice), legato ad un manuale (tastiera) con ottava corta della prestigiosa ditta palermitana Laudani e Giudici. L’opera più importante, però, è senza dubbio, il particolare crocefisso ligneo deposto nella parte destra della chiesa. Il “Cristo nero” come viene denominato dal popolo aragonese è un’opera lignea di scultore ignoto. Esso diversamente dai migliaia di crocefissi riprodotti in tutte le chiese ha delle particolarità. Anzi tutto viene rappresentato un Cristo ancora vivo esalante gli ultimi respiri.
Atelier casa dell’artista
Tipica abitazione della cultura siciliana è, sicuramente, quelle del contadino agiato o ‘burgisi’.
La casa dell’artista ricalca la tipologia costruttiva elevandosi su due piani, o comunque a più vani che tenevano divisi l’ambiente pubblico da quello privato, la zona giorno dalla zona notte.
Al pian terreno si trova ad esempio la stalla, la cucina e i magazzini, e al piano superiore, al quale si accede tramite una scala interna, la camera.
argilla.
L’arredamento interno, che originariamente, variava a seconda della zona e delle condizioni economiche del contadino, oggi è composto da circa 300 tele del pittore Salvatore Bellanca che recentemente ha acquistato la casa e l’ha ristrutturata facendone un atelier per realizzare le sue opere ispirandosi all’espressionismo astratto. Nel suo laboratorio -museo l’artista ha anche allestito un’ interessante mostra permanente che è un tripudio di emozioni. Le vivacissime tele, infatti, inneggiano ad “una nuova comprensione della vita” e rimandano allo stile denominato “Action paiting” diffuso negli anni quaranta e sessanta del Novecento soprattutto negli Stati Uniti d’America.