“Buongiorno Agrigento” e benvenute indennità: il costo della giunta Firetto
Era il 3 febbraio 2015, giorno in cui Agrigento sembrò “svegliarsi” da un lungo letargo. Quel letargo spezzato dal risveglio delle coscienze dopo l’indignazione popolare dello scandalo di “gettonopoli”.
Agrigento sulle prime pagine dei media nazionali e becero esempio del malcostume della politica. Talk show nazionali con politici, giornalisti e semplici cittadini indignati per ciò che accadeva nella città dei Templi. Uno scandalo che alla base vedeva un “abuso”, se così possiamo definirlo, da parte dei consiglieri comunali della precedente consiliatura; ben 1133 commissioni consiliari nel solo anno 2014: a conti fatti tre sedute al giorno, tutti i giorni, compresi Natale, Pasqua e Ferragosto.
Erano questi i numeri, divenuti famosi, che tanto indignavano i cittadini di Agrigento; quei cittadini relegati ad una misera condizione di pirandelliana memoria: zero servizi, strade dissestate, acqua più cara d’Italia, sporcizia per le strade. Una città che non a caso è considerata fra le ultime della nostra penisola.
Da quella manifestazione ci fu una presa di coscienza da parte della classe politica che portò alle dimissioni in massa dei consiglieri e la conseguente caduta della seconda sindacatura Zambuto. Per molti fu una liberazione, soprattutto alla vista dei nuovi pretendenti alla poltrona di Aula Sollano che per mesi conducevano una campagna a suon di “gettone zero”. Movimenti, partiti politici e liste pronte a rinunciare all’oramai famoso, ed incriminato, “gettone di presenza”.
L’elezione di Lillo Firetto a sindaco di Agrigento sembrava aver ridato fiducia soprattutto su un versante, quello della”moralizzazione della politica”; una politica non più fatta da abusi, ma da un servizio per la collettività.
Quello che però poteva sembrare un bel sogno, oggi si scontra con un’amara realtà. Il movimento poltiico “Progetto Agrigento” ha infatti criticato l’atteggiamento di uno dei membri della giunta Firetto, reo a loro dire di aver “predicato bene, ma razzolato male”. L’Assessore in questione era infatti considerato uno dei principali promotori della manifestazione che protestava contro quel “modus” da parte dei precedenti consiglieri di abusare dei costi della politica. Insomma, proprio da quell’assessore ci si aspettava quanto meno una netta presa di posizione, destinando parte del lauto compenso a rimpinguare le casse di un Comune che lo stesso sindaco non nasconde essere al collasso.
Delle indennità dei membri della giunta nulla era dato sapere. Infatti nell’assegnare le indennità, la delibera comunale di riferimento, faceva riferimento a norme regionali abrogate, poi novellate e nessun dato economico specifico era dato sapere. L’unica intuizione era quella che la giunta Firetto aveva riportato al massimo le indennità previste per legge. Nulla di illecito o illegale, ma su una domanda tutti restano concordi: è opportuno?
Secondo lo schema reso noto e che in queste sta spopolando in rete fra “accuse” e “indignati”, vediamo come l’indennità massima lorda corrisposta al 100% per l’assessore Beniamino Biondi è pari a 3.664,68 euro. Stessa cifra mensile per il presidente del consiglio comunale Daniela Catalano. Superano questa cifra solo il vicesindaco Elisa Virone con 4.228,48 euro e il sindaco Lillo Firetto con 5.637,97 euro. Per gli assessori Domenico Fontana, Giuggiù Riolo, Francesco Miccichè e Giovanni Amico una indennità ridotta, al lordo, pari a 1.832,34 euro. Quest’ultima indennità dovuta al fatto che i quattro membri della giunta risultano essere “dipendenti” e non in aspettativa.
Insomma se lo slogan del sindaco Firetto è “Buongiorno Agrigento”, il nostro sembra essere: “così è se vi pare”.