Ci lascia Mauro Mellini: un “garantista impenitente”
Avvocato, ex parlamentare e co-fondatore del partito radicale, con cui ha condotto alcune delle più importanti battaglie per i diritti. Con Bonfirraro Editore una fortunata collaborazione iniziata con Il partito dei magistrati (2011) e proseguita con sette pubblicazioni fino all’ultimo, C’era una volta Montecitorio (2018).
Ieri, poco dopo la mezzanotte ci ha lasciato Mauro Mellini, uno dei fondatori del Partito Radicale e deputato della Repubblica italiana nella VII, VIII, IX e X legislatura. Avvocato, politico, editorialista e saggista. Ad annunciare la scomparsa è il figlio Alessandro in un post su Facebook. Mellini si è spento all’ospedale Gemelli a Roma all’età di 93 anni. Nel 1993 era stato eletto in seduta comune dal Parlamento membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura. “Ne do comunicazione pubblica, nel ricordo della figura integerrima e coerente di uomo politico e avvocato. La sua lotta per i diritti e il Diritto non ha conosciuto sosta fino agli ultimi giorni di vita”, sottolinea ancora il figlio.
Mauro Mellini era nato a Civitavecchia il 10 febbraio del 1927. Tra i fondatori del Partito Radicale, viene eletto in Parlamento nel 1976, nel 1993 viene nominato membro laico nel Consiglio superiore della Magistratura, carica che ricopre per un biennio. Protagonista di tante battaglie per i diritti, tra cui quella per la legge sul divorzio a cui contribuì oltre che con il suo attivismo politico anche con le sue prime pubblicazioni tra cui primi libri, Così annulla la Sacra Rota.
«Ho conosciuto Mellini all’epoca di Tangentopoli – ricorda l’avvocato Jacopo Bartolomei – lui fu l’unico a capire che c’era un sistema di corruzione anche ad Ancona e non solo a Milano, Roma e Palermo. Io lo aiutai a reperire notizie e informazioni, dando inizio a una lunga collaborazione. Negli anni ho apprezzato la vastità dei suoi interessi e una capacità di leggere la realtà che, per esempio, lo hanno portato a intuire per primo l’esistenza del “partito dei magistrati”. Per i suoi novant’anni con altri amici organizzammo una festa e in quell’occasione coniammo per lui la definizione: “garantista impenitente”. A differenza del “garantismo peloso” di D’Alema o di quello “a corrente alternata” di Renzi, questa definizione sottolinea la coerenza di pensiero che ha sempre dimostrato e che insieme a una sagacia nella scrittura che pochi hanno in Italia, lo rendono un intellettuale di cui questo Paese dovrebbe essere fiero».
Al clamore mediatico ha sempre preferito la concretezza dei fatti e delle proposte per avviare un vero dibattito sui temi della politica, come su quello della Giustizia, a cui Mellini ha dedicato la sua attività di editorialista, saggista e scrittore. Attento a mettere in evidenza le storture e le contraddizioni della legge, ha sempre manifestato le sue posizioni garantiste, che lo spinsero in prima linea nella difesa del conduttore televisivo Enzo Tortora nel celebre caso che lo vide ingiustamente coinvolto. Autore di oltre trenta libri, nei primi anni Novanta fonda il periodico cartaceo Giustizia giusta, esperienza ripresa online nel 2016 dopo l’incontro con Alessio De Carlo.
«Si potrebbero dire tante cose su Mauro, visto il ruolo importante che ha avuto, – ha dichiarato Alessio De Carlo – ma ciò che preferisco ricordare oggi è quello che ci ha insegnato sulla Giustizia e di quanto il suo contributo purtroppo sia stato poco apprezzato, cosa che faceva soffrire Mauro. Spero almeno, come spesso accade dopo la morte, che adesso questo suo contributo sia finalmente riconosciuto attraverso la lettura di tutto ciò che ha scritto».
Strenuo difensore del garantismo, uomo libero, mai sottoposto al guinzaglio dei potenti, coerente fino al punto da capire che non avrebbe potuto servire per sempre il suo Paese, a differenza dei mestieranti della politica, Mellini continua così l’osmosi tra l’esercizio della sua professione e quella editoriale, che lo ha condotto negli ultimi anni a pubblicare titoli dall’indubbia fortuna con Bonfirraro editore, caratterizzati da una lucida attenzione all’attualità che a volte si è rivelata quasi profetica.
Nel 2010 l’incontro con l’editore Bonfirraro, presentato dall’amico comune l’avvocato Giuseppe Lipera, che ricorda così Mellini: «Ho sempre considerato il mio incontro con Mauro, avvenuto nel lontano 1985, e l’amicizia sincera e disinteressata che ne seguì, una delle pietre miliari della mia vita umana e professionale. Fu un grande uomo, come politico, come avvocato, come “giustiziologo”, neologismo necessario per indicare una competenza in Giustizia “vera e giusta”, come pochi in assoluto. D’ora in poi ci mancherà questo grande faro, ma faremo di tutto per tenerlo vivo nei nostri ricordi innanzi tutto per i grandi insegnamenti che ci ha lasciato.
Fui io a presentarlo a Salvo Bonfirraro e a caldeggiare la pubblicazione del suo capolavoro, Il partito dei Magistrati (2011) e avevo ragione quando definivo Mauro la novella Cassandra: quanto accaduto recentemente col caso Palamara e quanto si è appreso sul processo contro Berlusconi ne sono la prova inconfutabile».
Da quell’incontro nasce una lunga e fortunata collaborazione che, dopo Il partito dei magistrati (2011) porta alla pubblicazione di altri sei libri: Ritorno a Tolfa (2013), Gli arrabbiati d’Italia (2013), Il mercato dei marò (2014), Lo stupidario del sì, le ragioni del no (2016) La pornofotografa e il cardinale (2017) e C’era una volta Montecitorio (2018).
Lo stupidario del sì, le ragioni del no, fu scritto da Mauro Mellini insieme all’ex parlamentare e giornalista Salvo Fleres, che così lo ricorda: «Ci ha lasciati uno straordinario combattente per i diritti umani e civili, una penna arguta, appassionata e intelligente sempre al servizio della libertà, dell’equità, della giustizia, ma contro ogni giustizialismo. Con lui ho avuto l’onore di condividere numerose iniziative e di scrivere un libro, “Lo stupidario del sì, le ragioni del no” edito da Bonfirraro, che metteva in evidenza le sciocchezze contenute nella proposta referendaria voluta da Renzi e fortunatamente bocciata dagli elettori. Per quanto mi riguarda viene a mancare un fondamentale punto di riferimento, un amico, un maestro, un precursore. Ovunque Tu sia riposa in pace».
Tra le posizioni “fuori dal coro” di Mellini ricordiamo quella sui pentiti, che affronta ne La pornofotografa e cardinale, raccontando una storia ambientata nella Roma papalina del 1862 con uno dei primi casi di utilizzo dei pentiti nel corso di un processo. I dubbi sui pentiti, già avanzati nel caso Tortora nel 1982, furono ancora una volta ribaditi nelle sue tesi lucide, che scavano a fondo uno dei temi più caldi del dibattito politico contemporaneo, denunciando ancora una volta le storture più pericolose del sistema giudiziario e interpretando come tritacarne una certa giustizia malata, costruita quasi esclusivamente sulle rivelazioni, vere o presunte, dei “pentiti”.
Tra i tanti che a poche ore hanno ricordato Mauro Mellini, anche Salvatore Petrotto, autore per Bonfirraro Editore de Il sistema Montante (2019): «Mi restano, indelebili, i ricordi delle nostre piacevolissime conversazioni su temi, assai scottanti, che, in Italia, solo un ‘Uomo Vero’ come Mauro Mellini era in grado di affrontare, con la sua arguzia e la sua impareggiabile ironia. I suoi scritti, le sue parole pungenti e taglienti, le sue profondissime e dotte riflessioni ci aiuteranno, sempre e comunque, a capire, col sorriso sulle labbra, come funziona questo nostro mondo alla rovescia in cui viviamo [..] Assieme al mio concittadino, Leonardo Sciascia, per me sei stato, da sempre, l’unico punto di riferimento per alleviare l’affanno di capire il mondo in cui viviamo […] per trovare il senso di una parola che a molti dà fastidio e di un illuminante ossimoro. La parola in questione si chiama Verità. L’intrigante ossimoro che spiega tutto quanto il senso della nostra esistenza è ovviamente: ‘Giustizia Giusta’. Grazie Mauro»
Così anche l’ex ministro on. Carlo Giovanardi, che appena ha saputo la notizia ci fatto sapere «è stato lucidissimo sino all’ultimo a combattere in prima linea per una Giustizia giusta e vera con grande coraggio e dignità.
Lo ricorda, a poche ore dalla scomparsa, anche l’avvocato Mario De Stefano che firmerà la prefazione e curerà la sua ultima pubblicazione: raccolta dei suoi ultimi articoli, in lavorazione in queste settimane, «Mauro Mellini resterà nella nostra memoria come un uomo coerente, colto, brillante, acuto nelle sue analisi del fenomeno “giustizia”. I fatti di questi ultimi tempi, dall’affare Palamara in poi, sono la conferma di quanto avesse ragione nel criticare certa giustizia e certo esercizio del potere giudiziario. Con la sua morte ho perduto un amico fraterno e un compagno di tante battaglie politiche e giudiziarie. Non dimenticherò mai le decine e decine di manifestazioni organizzate grazie a lui e con lui, con Enzo Tortora, con Agostino Viviani nel periodo combattutissimo del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Mauro, ci mancherai, ci mancheranno i tuoi articoli, i tuoi libri. Mi mancheranno i nostri lunghi colloqui che finivano sempre nello stesso modo, con un abbraccio e con il dono di una delle tue famose marmellate e delle tue salse.
Nell’ultimo nostro incontro in ospedale, mi hai dato l’incarico di curare la pubblicazione dei tuoi ultimi articoli. Stavo lavorando alla prefazione e volevo leggertela nei prossimi giorni. Non sarà possibile. Ma potremo leggere attraverso gli scritti che hai lasciato il tuo testamento politico e morale. Grazie, Mauro».
«La scomparsa di Mauro lascia un terribile vuoto — afferma l’editore Salvo Bonfirraro — perdiamo un grande uomo politico, un fine saggista e giornalista, ma soprattutto un amico, che ha rafforzato in me il senso di “giustizia giusta”, quella giustizia che, purtroppo, non è mai uguale per tutti come invece dovrebbe essere e, a volte, non c’è. Nonostante le sue condizioni di salute si fossero aggravate, in questi giorni avevamo continuato a lavorare per pubblicare una raccolta dei suoi articoli più significativi, e alla nuova edizione del libro Il Partito dei magistrati, alla luce delle vicende venute a galla dal Caso Palamara. Avrebbe voluto che venissero pubblicati subito, senza considerare il lavoro di redazione che ci vuole per sistemare una pubblicazione, perché aveva fretta di vedere nascere, mi diceva, la sua ultima opera dedicata ai suoi amici, estimatori e quanti gli sono stati vicino fino alla fine. Ci mancherà il suo lucido e prezioso contributo al dibattito politico di questo paese, attraverso i suoi scritti precisi e puntuali. Ci mancheranno le sue battaglie, i suoi libri, i suoi insegnamenti e il suo esempio, ma sono certo gli sopravviveranno e saranno sempre fonte di ispirazione per le future generazioni».