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Licata, “Restituzioni di arte e fede”: cronaca di un restauro

Nell’ambito dei compiti istituzionali legati alla tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico-monumentale e storico-artistico della Soprintendenza di Agrigento e in un’ottica di più ampia programmazione che ha abbracciato, dal 2014, le emergenze più rilevanti dei beni culturali del territorio, il 20 Giugno 2019 alle 18.30 verrà presentato l’intervento di restauro finanziato dal Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno e diretto dalla Soprintendenza, organo tecnico del Ministero, che ha permesso di riconsegnare dopo 2 anni di chiusura al culto la chiesa del Carmine di Licata alla fruizione dei cittadini.

L’intervento di messa in sicurezza e restauro conservativo ha riguardato particolarmente la copertura dell’edificio sacro che ha previsto il recupero delle capriate originali, mantenendo così quanto più integra possibile la memoria storica della fabbrica della chiesa. Inoltre è stato consolidato e riqualificato l’interno della chiesa e sono state messe in sicurezza e restaurate alcune decorazioni a stucco.
L’iniziativa è dunque frutto della sinergica collaborazione tra la Soprintendenza di Agrigento, la Prefettura di Agrigento, l’Ufficio Beni Culturali ed Ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Agrigento, mentre gli interventi di restauro architettonico già compiuti rivestono particolare interesse in quanto hanno consentito la conoscenza della fabbrica anche dal punto di vista storico e delle sue stratificazioni, nonché del suo stato di conservazione. La restituzione del monumento alla città avverrà alla presenza di sua Eminenza il cardinale Francesco Montenegro, Sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento, il Soprintendente per i beni culturali e ambientali Michele Benfari, il dirigente della sezione per i beni architettonici e storico-artistici Bernardo Agrò, il direttore dell’ufficio beni culturali ecclesiastici Giuseppe Pontillo, il Sindaco di Licata.
Verranno illustrati a seguire e nei giorni successivi attraverso un percorso guidato, gli interventi strutturali già effettuati e il programma di restauro conservativo previsto per le prestigiose opere d’arte che la chiesa custodisce. Le visite approfondiranno alcune tematiche legate alle opere d’arte, al loro stato di conservazione e agli interventi previsti al fine di restituire al monumento il suo assetto storico.
Parallelamente è in fase di completamento da parte della Sezione per i Beni storico-artistici della Soprintendenza e dell’Ufficio Beni Culturali ed Ecclesiastici una sistematica attività di ricognizione per ricostruire l’originaria consistenza del patrimonio storico-artistico e liturgico della Chiesa.

LA CHIESA E IL CONVENTO DEL CARMINE DI LICATA.

Il complesso monumentale del Carmine di Licata, appartenente al patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, è uno dei più importanti e ricchi di storia della città, essendo legato alla figura e al culto del Santo patrono, Sant’Angelo, martire carmelitano. Di esso fa parte la Chiesa del Carmine.
La fondazione della chiesa e del convento dei Padri Carmelitani risale al XII secolo, mentre la chiesa subì nel tempo grandi trasformazioni e ampliamenti. Nella prima metà del XVIII secolo si configura l’aspetto attuale dell’edificio sacro, la cui facciata è stata progettata nel 1748 dall’architetto e alto prelato trapanese Giovan Biagio Amico, autore a Licata nel 1750 del prospetto del complesso monumentale di San Francesco d’Assisi. Biagio Amico, sacerdote, valente architetto e intellettuale teologo,nel suo stile risente fortemente dell’architettura barocca romana nelle sue molteplici sfaccettature. Il convento fu più volte ampliato nei secoli, e anche la sua forma attuale si deve alla ristrutturazione di Giovan Biagio Amico.
L’arredo pittorico della chiesa è dedicato all’agiografia carmelitana, narrata nelle pitture murali dei medaglioni che decorano le pareti. Notevole l’altare cinquecentesco di impronta gaginiana, che oggi custodisce una scultura lignea ottocentesca di San Giuseppe con il bambino, ma precedentemente ospitava una sepoltura nobiliare marmorea; Il sarcofago di pertinenza del monumento funebre, come testimoniano l’identità degli stemmi e le fonti archivistiche, appartiene a un cavaliere Gerosolmitano, ed è oggi custodito presso il Museo della Badia di Licata; l’opera, databile al secolo XVI, ci richiama agli stretti legami delle famiglie nobili Licatesi con i cavalieri di Malta.
Altri importanti sepolcri nobiliari oggi sono custoditi all’interno della chiesa, essendo precedentemente allocati all’interno del complesso monumentale del Carmine maggiore, che vide la committenza e la devozione delle più importanti dinastie nobiliari di Licata. I monumenti funebri marmorei, di epoca rinascimentale e barocca, sono dedicati ai Baroni Palma Minafria (1579) e Andrea Minafria (1576), Antonia Belvisa (1607), Giovan Battista Formica (1626), Antonio Serrovira (1637), Tommaso Impellizzeri (1663).
Completano il corredo pittorico della chiesa del Carmine due grandi pale d’altare dipinte nel 1732 da Giuseppe Felici, pittore gesuita nato a Trapani nel 1656; Felici, di formazione caravaggesca, giunge al seguito delle maestranze che realizzarono il prospetto e l’impianto settecentesco della chiesa. I grandi dipinti raffiguranti Le stimmate di Santa Maria Maddalena de Pazzi e il Transito di San Giuseppe, sono firmati e datati 1732.