Psicologo: cosa fa e quando è necessario andarci
La figura dello psicologo è rappresenta il più delle volte, come una figura confusa e indefinita paragonata quasi ad un’entità magica, a livello di chiromante, sacerdote e confidente, in grado di far miracoli; ma non c’è nulla di più sbagliato in queste considerazioni.
Lo psicologo è solo una persona, che dopo anni di studi, acquisendo le giuste competenze sommate ad una propria esperienza personale, mette a disposizione se stesso per aiutare “l’altro”.
Qual è il lavoro dello psicologo?
Lo psicologo, attraverso un percorso diagnostico, accompagna il paziente lungo un tragitto di scoperta personale, auto-osservazione e dialogo, aiutandolo a superare o a risolvere momenti critici della vita. Inoltre, come ben sappiamo, la vita di ognuno è caratterizzata, a volte, da momenti di particolare stress, difficoltà familiari, lavorative e sociali e può capitare che si necessiti di dedicarsi ad uno spazio, all’interno del quale si viene ascoltati da un pubblico (lo psicologo) non giudicante e attraverso il dialogo con lo stesso, si riesce a prendere coscienza di se stessi; ma vediamo cosa s’intende per momenti di stress e/o difficoltà che possano spingere un soggetto a chiedere l’aiuto dello psicologo. Per un ulteriore approfondimento circa il ruolo dello psicologo rimandiamo al sito di psicologia studiolevel.net.
I motivi per cui si può richiedere una consulenza ad uno psicologo possono essere diversi: situazioni di lutto (morte di un parente, di un genitore etc.), periodi di transizione (post-partum, adolescenza, arrivo della menopausa, etc.), oppure, genitori che hanno bisogno di un supporto nei difficili compiti educativi; tutte situazioni, queste, che rientrano in un cosiddetto contesto di “normalità”in ognuno di noi.
Cosa vuol dire andare dallo psicologo?
Come accennato in precedenza, l’essere portati ad andare dallo psicologo è la conseguenza di numerosi fattori ed esperienze personali di vita. Capita a volte, che durate la propria vita si presentino senza motivo apparente, sintomatologie atipiche mai portate alla luce prima, come ad esempio l’esordio di tic, di attacchi di panico, episodi depressivi (ciclotimici o maggiori); nella maggior parte delle volte sono sintomi momentanei e facilmente risolvibili appena terminato un periodo particolarmente stressogeno, altre volte invece, questi sintomi si cronicizzano diventando onnipresenti e costanti, andando ad intaccare quella che è la sfera lavorativa, familiare e sociale dell’individuo, invalidandone l’esistenza. In questo caso, la consultazione di uno specialista in psicologia è la più indicata anche se, ancora oggi a livello sociale, esistono pregiudizi e credenze, su chi si reca dallo psicologo; il giudizio sociale ritiene che bisognerebbe tener nascosti i propri disagi e i propri malesseri, per non essere etichettati dagli altri come “pazzi” o “malati di mente”. Tuttavia, l’aiuto dello psicologo è fondamentale, poiché non solo aiuta a risolvere quegli aspetti sintomatici cronicizzati elencati in precedenza, ma consente anche alla persona di imparare a capire che la mente umana mette in atto le più svariate strategie per fronteggiare le situazioni difficili e/o dolorose: alcune funzionali, altre no.
Qual è la differenza tra psicologo e psicoterapeuta?
Nel cercare di spiegare nel dettaglio che cosa rappresenti la figura dello psicologo nello specifico e qual è la necessaria formazione per diventare specialisti nel settore, bisognerà anche distinguere due figure professionali similari ma non identiche, ovvero, quella tra psicologo e psicoterapeuta. Lo psicologo ha alle spalle, una carriera di studi che prevede: una laura triennale in “scienze e tecniche psicologiche”, una laurea specialistica di due anni aggiuntivi in “psicologia” ( che può essere, clinica, del lavoro, dello sviluppo e sociale), un tirocinio post-laurea della durata di un anno ed infine dovrà aver conseguito l’abilitazione alla professione, dopo l’esame di stato in psicologia. Lo psicoterapeuta, a differenza dello psicologo, dovrà, per essere riconosciuto tale, aver conseguito un ulteriore diploma ( dopo l’abilitazione) della durata di 4 anni, per poter portare in analisi un paziente, cosa che lo psicologo non può fare per un lasso di tempo molto lungo.