L’8 agosto del 1969, nella cattedrale di Messina, il nostro arcivescovo, card. Francesco Montenegro, veniva ordinato presbitero da mons. Francesco Fasola.
Con lui ricevevano l’ordine sacro altri 4 presbiteri dell’Arcidiocesi di Messina, don Mario Aiello, don Giuseppe Albano, don Antonino Russotto e don Antonino Terranova e un prete rogazionista don Chillemi (foto in alto).
Pubblichiamo, di seguito, il testo con gli auguri che il vicario generale, don Melchiorre Vutera, a nome della Chiesa agrigentina rivolge a don Franco per il 50° anniversario d’ Ordinazione Presbiterale.
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“Auguri di cuore, Padre Vescovo!
Ricordare i primi 50 anni di ordinazione sacerdotale è occasione per rendere grazie a Dio dei doni ricevuti e per rimettere nelle sue mani la nostra fragile esistenza.
In queste ultime settimane diversi sacerdoti hanno celebrato questa importante tappa con il sostegno di amici, parenti e comunità parrocchiali.
L’8 agosto tocca al nostro Pastore, il quale in questa data, l’8 Agosto del 1969, per le mani di Mons. Francesco Fasola, nell’arcidiocesi di Messina, veniva ordinato sacerdote.
Attraverso queste righe, a nome delle diverse componenti della nostra chiesa agrigentina desidero esprimere i piùfervidi auguri a don Franco e assicurargli, ancora una volta, il nostro affetto e la nostra profonda gratitudine per il servizio che sta svolgendo in mezzo a noi.
Abbiamo rispettato la sua volontà di evitare qualsiasi celebrazione esterna, in linea con il suo stile sobrio, essenziale e umile ma sentiamo il bisogno, comunque, di fare festa nell’intimo delle nostre coscienze innalzando preghiere affinché il Signore, che ci ha messo accanto don Franco, continui a sostenerlo con la sua grazia e il suo stesso amore.
Di questi 50 anni conosciamo poco del periodo trascorso a Messina con i vari servizi che gli sono stati affidati (parroco, segretario particolare di diversi Vescovi, direttore della Caritas diocesana, delegato in quella regionale e Vescovo ausiliare); conosciamo meglio gli ultimi 11 anni, quelli trascorsi in mezzo a noi come guida e pastore.
Da subito ci ha fatto spazio nella sua vita attraverso un rapporto molto umano, senza orpelli e senza ostacoli di sorta. Ci ha chiesto di chiamarlo ”don Franco”, quasi a indicare quella nota di sacerdozio che non è superata dall’episcopato ma, semmai, ulteriormente specificata. Una presenza discreta ed efficace che ci ha permesso di continuare un cammino ecclesiale e, al tempo stesso, di volgere lo sguardo verso le nuove frontiere del Vangelo: dal fenomeno immigratorio che iniziava a esplodere in modo inaudito alle tante forme di povertà e disagio diffuse qua e la.
Un sacerdozio, quello di don Franco, sempre vissuto dalla parte dell’uomo, sempre illuminato dalla Parola di Dio. Interprete di una visione pienamente conciliare, attraverso il suo sacerdozio, ci ha stimolati a fare tesoro della categoria di ”popolo di Dio”, in cui tutti siamo preziosi e tutti possiamo dare il nostro contributo per la crescita del Regno di Dio.
Penso sia rimasta impressa nella mente di tutti l’immagine della collana, composta da tante perle e tenuta unita da un filo sottilissimo, con cui don Franco ha espresso, in varie occasioni, il valore della comunione da ricercare continuamente per essere realmente e pienamente “chiesa”
Il sacerdozio di don Franco in mezzo a noi è stato esplicitato da tante parole, discorsi, appelli accorati, lettere… ma è stato accompagnato, soprattutto, da gesti molto significativi; azioni semplici e immediate che ci hanno fatto percepire chiaramente la sua voglia di rendere presente Cristo, che sa stare accanto all’uomo ferito, che accoglie tutti e che cammina in mezzo alla sua gente; un uomo – prima ancora che un Vescovo e un Cardinale – un uomo autentico, afferrato da Dio e disposto a farsi “pane” per l’uomo.
Questa grande carica di umanità è la veste più bella dello stile sacerdotale di don Franco; una vesta che orienta verso il Figlio di Dio, che ” da ricco che era si fece povero” per essere pienamente solidale con ogni uomo. Il sacerdozio di don Franco, anche quando da Papa Francesco è stato chiamato al Cardinalato, ci ha sempre parlato con la grammatica del servizio quasi a indicare che nessun altra categoria riesce a esprimere meglio la grandezza e il mistero della vita sacerdotale. Lo abbiamo sentito e lo sentiamo come nostro compagno di viaggio che, come si dicono gli sposi il giorno del matrimonio, “è fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”
L’ anniversario importante del 50° di ordinazione non è l’occasione di un bilancio; nessuno può abbozzarlo e non voglio cadere in questa trappola. È, semmai, l’occasione per dire ” grazie”. Ed è quello che vogliamo fare tutti insieme. Un ” grazie” che si fa preghiera a Dio che ha chiamato alla vita sacerdotale don Franco, gli ha messo nel cuore questo germe misterioso e lo ha guidato fino ad Agrigento, fino ai nostri giorni; ma è anche l’occasione di dire “grazie” a don Franco. Per il sacerdote che è stato e che è; perché ha risposto a Dio e ogni giorno gli rinnova la disponibilità per compiere la sua volontà ; per l’impegno generoso che mette in quello che fa a servizio della nostra Chiesa e della Chiesa universale; per la testimonianza che ci da ogni giorno di sacerdote umile che sa ascoltare e sa tendere la mano; per il coraggio nell’ aprire strade nuove e indicarle a tutti; per la forza nel portare avanti le tante sfide della pastorale in un mondo in continua evoluzione; per l’insistenza su una visione di Chiesa in cui a splendere sia sempre di più il Vangelo di Gesù e sempre di meno gli interessi di parte; per il suo mettersi in ascolto mostrando che il sacerdote non è uno che ha la risposta pronta ma si fa pronto ad accompagnare i passi incerti dell’uomo perché anch’egli sperimenta mille dubbi e altrettante paure… insomma un grande “grazie” perché ci sei, carissimo don Franco!
Lo sappiamo che non è facile e ti siamo grati perché in tante occasioni non ci hai nascosto le tue stanchezze e le tue sofferenze; però sappiamo che il tuo cuore sacerdotale sa andare oltre ogni ostacolo e non si stanca di raccontare che Dio è “amore senza misura”. In qualche occasione, sempre con tanta sincerità e schiettezza ci hai detto: ” non sono bravo in molte cose ma vi posso assicurare che in quello che faccio ci metto il cuore”.
Il nostro augurio è quello di figli che guardano al proprio padre e vedono i segni del tempo che passa e di tante fatiche sopportate per la famiglia. A questo padre, a te, sacramento del Pastore buono, auguriamo di continuare a mettere in cuore in quello che fai, di continuare a farci crescere perché ne abbiamo di bisogno, di continuare a lottare per noi e insieme a noi, di continuare a raccontarci che essere sacerdote è una bella avventura.
A te rivolgiamo gli auguri che Papa Francesco, in un discorso indirizzò proprio a voi Vescovi: ” La Chiesa ha bisogno di Pastori, cioè servitori, di Vescovi che sappiano mettersi in ginocchio davanti agli altri per lavare loro i piedi. Pastori vicini alla gente, padri e fratelli miti, pazienti e misericordiosi; che amano la povertà , sia come libertà per il Signore sia come semplicità ed austerità di vita”.
In te, carissimo don Franco, tutto ciò lo abbiamo incontrato e continuiamo a sperimentarlo. Grazie! Un abbraccio da parte di tutti noi! Ti vogliamo bene! Auguri di cuore!”
don Melchiorre Vutera Vic. Gen.