Viadotto di contrada Gasena della statale 640 Agrigento-Caltanissetta. Rosario Livatino, un giudice della sezione di Prevenzione antimafia, sta andando al lavoro al tribunale di Agrigento. Ha 38 anni. È un giudice di quelli che, un anno dopo, l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga definirà “ragazzini” freschi di scuola.
Livatino viaggia sulla una Ford Festa senza la scorta; quella mattina deve processare le famiglie di un paesino della zona, Palma di Montechiaro. Non arriverà in procura: sulla strada lo aspettano quattro sicari che lo crivelleranno di colpi per conto della Stidda, la mafia locale rivale di Cosa nostra.
Nel ’93, in occasione della sua visita in Sicilia, il pontefice Giovanni Paolo II ha incontrato i genitori di Livatino. Lo stesso anno il vescovo di Agrigento ha incaricato Ida Abate, l’ex insegnante del giudice, di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione.
Un beato, un eroe moderno che Canicattì, città del “giudice ragazzino” non dimentica, come nessuno di noi; per ricordarlo, infatti le associazioni d’impegno civico ed antimafia Tecnopolis ed “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino” con l’amministrazione comunale di Canicattì hanno organizzato una serie di appuntamenti.
Alle 10,30, piazza Dante sarà il punto di ritrovo per quanto volessero raggiungere in corteo guidato da don Luigi Ciotti, la chiesa Madre dove si svolgerà una solenne concelebrazione presieduta dal cardinale Francesco Montenegro Arcivescovo di Agrigento. Inoltre lungo il vecchio tracciato della SS 640 in contrada Gasena, saranno deposte corone di fiori sotto la stele fatta erigere sul luogo dell’agguato dai genitori del magistrato.
Nel pomeriggio, il Teatro sociale di Canicattì, ospiterà inoltre il convegno “Liberi con scorta. Esempi di Legalità e Senso Civico”.
“Sono trascorsi 25 anni dall’efferato agguato che ci ha privato di un magistrato valoroso e autenticamente indipendente. Scrupoloso e schivo della ribalta mediatica; profondo il suo senso delle istituzioni e del valore soggettivo ed oggettivo della giustizia. Ha operato in un contesto di eroismo senza spiccate solidarietà. Oggi è maturato un contesto altro. Maggiore coscienza antimafia,. maggiore collegialità. Più efficace il contrasto. Il suo nome ci consegna un esempio di uomo, di magistrato. Un riferimento civile altissimo”. Così il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto in occasione del venticinquesimo anniversario dell’uccisione del giudice Rosario Livatino.
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